
Come si può trasformare il dolore?
Quando ho perso Vittoria ho trovato nel portale ciaolapo.it uno spazio con tante voci di mamme e papà che avevano vissuto la mia stessa esperienza.
Non sono mai riuscita a scrivere nelle chat e nei gruppi tematici, ma leggere del loro dolore e di come lo stavano affrontando mi ha fatto sentire meno sola e meno sfigata.
In “Ciao Lapo” mi ero imbattuta casualmente, alcuni mesi fa, leggendo un articolo di giornale che parlava di lutto perinatale e della giornata che ogni anno viene organizzata (il 15 ottobre) per sensibilizzare su questo tema che coinvolge tante famiglie, ma su cui incombe ancora troppo silenzio.
Avevo visitato il sito per capire, senza pensare ovviamente che a distanza di pochi mesi sarei stata colpita anche io da quel lutto.
Ecco, quando penso a come trasformare il lutto mi viene in mente subito Ciao Lapo, un portale che è stato creato da due genitori che avevano subito la perdita di un figlio a fine gravidanza e che sono riusciti a trasformare questo enorme dolore in un luogo accogliente di conforto, sostegno, di informazione per tutti che si trovano ad affrontare una situazione così difficile.
Ciao Lapo è stato per settimane il mio rifugio.
Accucciata sulla poltrona rossa, a tutte le ore, leggevo avidamente le storie di altri genitori come me. Nelle loro testimonianze ritrovavo le parole per esprimere quelle emozioni e quei pensieri che ancora, nella mia mente è nel mio cuore, non avevano contorni definiti, ma si facevano sentire con un dolore sordo e profondo.
C’è stata una testimonianza che più di altre mi ha scavato dentro. Si intitolava “la me senza pancia”.
Questa espressione “la me senza pancia” mi ha risuonato dentro per giorni. Mi ha fatto piangere, tirare fuori la disperazione che avevo.
Chi era “la me senza pancia”? Come avrei fatto senza quella pancia che così tanto avevo inseguito e desiderato?
Mi faceva talmente soffrire quell’espressione che a un certo punto ho cercato di zittirla, di dimenticarla, sapendo che è proprio quello il nodo da sciogliere, chi era la “me senza pancia”?
Inutile dire che la risposta ancora non la conosco perché fa parte del cammino che sto affrontando.
So però che “Ciao Lapo” è un fedele compagno di viaggio di questo cammino e non posso che ringraziare quel papà e quella mamma che hanno usato il loro dolore per aiutare altre persone come me a venirne fuori, o perlomeno ad affrontarlo, passo dopo passo.
