
In questi giorni mi accompagna ovunque una sensazione strana, come se avessi un buco dentro la pancia.
Sento del dolore, sento i crampi, e ogni sensazione mi risucchia riportandomi con il pensiero a te Vittoria.
È come se avessi fatto un salto indietro nel passato, come se fossi tornata indietro nel mio percorso di elaborazione del lutto.
Mi manchi Vittoria. Mi manca sentirti dentro, mi manca il conto alla rovescia che accompagna la gravidanza. Mi manca immaginarti. Mi manca toccarmi la pancia con apprensione e gioia. Mi manca pure la nausea che mi ha accompagnato sempre nei mesi in cui sei stata con me. Mi manca la stanchezza motivata dal fatto che eravamo in due. E poi mi manca enormemente quella gioia e quella forza enorme che tu riuscivi a darmi.
Forse tutta questa mancanza si traduce in quel dolore cieco che sento nelle viscere. Vorrei che anche il tempo, non solo il mio dolore, potesse tornare indietro.
Continuo a ripercorrere mentalmente ogni minuto di quei giorni. Mi faccio domande, riesamino le prove. Sono nel labirinto della memoria, e non ne voglio venire fuori.
Per tutti, o quasi, questa vicenda, la tua vicenda è un capitolo chiuso.
Ieri da una amica mi è stato detto che adesso sto bene, che è passata.
Ma come fa chi è attorno a me a non capire che non è passato nulla!?!
Che io sono ancora in quella stanza di ospedale, così come allora sono vuota e attonita.
Forse scambiano per elaborazione quella calma serafica che è diventata la mia maschera.
Ma è una calma che deriva dal dolore che ho dentro, che è talmente grande che risucchia tutto. Tutto finisce in quel buco, e qualsiasi emozione è nulla al confronto di quel dolore enorme, sordo, pieno di domande, pieno di perché.
